Santa Barbara


Secondo la leggenda, più o meno supportata dai dati storici, Dioscuro, padre di Barbara, per difendere la figlia da numerosi pretendenti che la chiedevano in sposa, fece costruire una torre e ve la rinchiuse. Barbara, che aveva conosciuto il Cristianesimo, voleva consacrarsi a Dio, non intendeva sposarsi e per manifestare la sua fede cristiana volle tre finestre nella torre, per ricordare proprio la Santissima Trinità. Il padre, contrario al Cristianesimo, dopo aver catturato la figlia che era miracolosamente fuggita dalla torre, la portò in giudizio davanti al magistrato. Il prefetto Marciano. Dopo inutili tentativi di far recedere Barbara dalla sua professione di fede, Il Prefetto ordinò di torturarla facendole bendare il corpo con panni ruvidi, ma, durante la notte, il corpo di Barbara sanguinante per le ulcere e le ferite fu totalmente risanato. Le torture continuarono con l’applicazione di piastre di ferro infuocate sulle nuove ferite che le erano state prodotte ma le fiamme che si sarebbero dovute sviluppare attorno a lei si spensero immediatamente. Anche la successiva vergogna del suo corpo esposto nudo in giro per la città e flagellato fu subito cancellata dalla scomparsa delle ferite e da una veste candida che la ricoprì. Non rimaneva che decapitarla e se ne incaricò lo stesso padre, Dioscuro che, dopo l’esecuzione, venne folgorato dal cielo. Il culto di Santa Barbara si diffuse ampiamente in Italia, sembra nel VI secolo. La protezione di Santa Barbara è rivolta a tutti coloro che, nel loro lavoro, rischiano pressoché continuamente la morte: minatori, artiglieri, artificieri, genieri, vigili del fuoco e marinai.

La festa di Barbara si celebra il 4 dicembre.

 

Il Culto di Santa Barbara Patrona dell’Arma del Genio

(di Mario Pietrangeli)

 


Santa Barbara

Santa Barbara.


 

San Gabriele Arcangelo


L’immagine accettata per la rappresentazione dell’Arcangelo è quella creata da Francesco Mochi per la sua « Madonna Annunziata» di Orvieto, composta dal 1605 al 1608. L’opera è composta da due figure staccate.

Da una parte, la Vergine, sorpresa nell’attimo di un naturale smarrimento per l’improvvisa apparizione della creatura celeste, venuta a riferirle il volere di Dio.

Dall’altra, S. Gabriele, irruente, tempestivo, colto nel momento delicatissimo in cui sta per poggiare il piede a terra, dopo il velocissimo volo compiuto per ordine di Dio dal Cielo alla casa di Maria.

Il Mochi l’ha raffigurato in maniera esemplare nell’ambito della poetica barocca: l’alluce del piede destro sta toccando appena il suolo, le vesti ancora scomposte per l’affannosa corsa scoprono la gamba destra fin sopra il ginocchio, le ali stanno per chiudersi, ma già  il braccio sinistro è sollevato in alto,  fermo, come a voler dissipare dubbi ed a prevenire obiezioni, per testimoniare e rassicurare che il suo intervento è opera di Dio e che è arrivato fin li da parte di Lui. La lunghezza del braccio sinistro, esangue e perfetto, sembra prolungarsi all’infinito nell’indice teso della mano, quasi ad operare, come un  sottilissimo, invisibile laser, il congiungimento della terra e del cielo: non a caso, gli elementi fondamentali che determinano la posizione di equilibrio della  figura sono appunto l’alluce del piede destro e l’indice della mano sinistra;  uno che già  lambisce la terra, l’altro che sfiora ancora il cielo.

L’abilità compositiva del Mochi è proprio in questo fissare l’istantaneità dell’attimo, del secondo, perchè ti aspetti, da un momento  all’altro che questo stato di tensione svanisca, che il volto della Madonna si  rilassi nella fiducia e nella remissività  al comando di Dio, che la figura dell’Angelo si ricomponga, i piedi a terra, le vesti in ordine, le braccia distese.

Ma l’attuazione di questo momento, instabile come il tardato risolversi di una  dissonanza musicale, è rimandata all’infinito, come all’infinito si perpetua l’intervento divino nella realtà  del mondo e l’Arcangelo diventa mediazione,  ponte tra l’uomo e la Divinità, messaggero di una parola che deve essere ben  ascoltata e ben compresa,che troverà  in Maria una incondizionata esecutrice.

(da un articolo del Mar. Bruno Meini)

 

Arcangelo vuol dire: “Primo Messaggero”

Gabriele significa: l’eroe di Dio, l’uomo di Dio.

Egli stesso si qualifica: “Colui che sta davanti a Dio”. Vale a dire: quello spirito Celeste che, più di tutti, sta sempre rivolto al Signore, attento ai cenni dell’Onnipotente. L’Arcangelo che ha il compito specifico di annunciare i Decreti Divini, in salvezza e gioia del genere umano, non appena essi decreti si manifestano nel tempo. Egli è il rapido Nunzio delle Buone Novelle.

E’ uno dei tre Angeli che hanno un nome nella Bibbia. Appare al giovane profeta Daniele due volte, la prima per riassicurare il Profeta sul Messia e sugli avvenimenti che precederanno ed accompagneranno la venuta del Redentore. Lo trasporta sull’alto della porta d’Ufai, nella città di Susa: il Profeta “alza gli occhi e vede” i fatti “a scadenza di secoli”.

Una seconda volta, per dirgli: “Daniele, io sono venuto ora per istruirti e perché tu abbia intelligenza”.

E’ visibile l’opera di Gabriele nel trovare la via per illuminare l’intelletto umano, chiuso in piccolo orizzonte, per la percezione dei fatti che avverranno nel tempo, ma che superano lo spazio ed il tempo. L’Arcangelo Gabriele riappare nel periodo di preparazione al Cristianesimo a Zaccaria per annunciargli la nascita di suo figlio Giovanni Battista. Ma il più grande collegamento tra il Cielo e la Terra venne istituito dall’Arcangelo Gabriele quando apparve alla vergine Maria per annunciarLe che da Lei sarebbe nato il Messia. Le leggende giudaiche assegnarono a lui altro compito. Gabriele sarebbe stato fra gli angeli che seppellirono Mosè, e in lui fu identificato il distruttore dell’armata di Sennacherib.

È uno  dei quattro arcangeli preposti alle quattro parti del globo; con Michele, Raffaele ed Uriele appare spesso nelle preghiere del giudaismo. Quando i comandanti cattolici delle Trasmissioni, i dirigenti, i tecnici, gli specialisti delle Telecomunicazioni hanno chiesto al Papa Pio XII di avere l’Arcangelo Gabriele come loro Patrono, lo hanno indicato perché hanno scorto una profonda analogia tra la loro opera e quella dell’Arcangelo, tra i loro mezzi umani e quelli del Messaggero Celeste.

12 gennaio 1951, il Sommo Pontefice, Papa Pio XII, designava l’Arcangelo Gabriele quale Patrono  delle Trasmissioni

 

Breve pontificia che ha proclamato S. Gabriele Arcangelo celeste patrono delle Trasmissioni

“Poiché ogni cosa ottima ed ogni dono perfetto viene dall’alto, discendendo dal Padre della luce”, si può ammirare la Sapienza divina quando servendosi delle invenzioni, frutto della tecnica moderna, possono per mezzo dell’elettricità sia trascrivere con la massima velocità le parole agli assenti, sia parlare tra di loro da luoghi molto distanti, sia inviare messaggi attraverso l’etere, sia infine assistere come presenti alla rappresentazione di cose e di avvenimenti lontani.

Ci è sembrato molto opportuno che questa mirabile tecnica e gli addetti ai suoi servizi godessero di un particolare celeste beneficio e di uno speciale patrocinio.

Siccome parecchie illustri persone di molte Nazioni che lavorano in questo campo hanno rivolto le loro suppliche affinché Noi dichiarassimo Celeste Patrono loro e di tutti gli addetti alle Telecomunicazioni San Gabriele Arcangelo, il quale recò il desiderato annunzio della Redenzione al genere umano, avvolto nelle tenebre e quasi disperato della propria salvezza. Noi, molto volentieri considerata la grande importanza della cosa, in forza della presente lettera ed in modo perpetuo, confermiamo, stabiliamo e dichiariamo San Gabriele Arcangelo Celeste Patrono delle Telecomunicazioni e dei loro addetti ed artefici con tutti e singoli onori e privilegi liturgici che, secondo il rito, spettano ai Principali Patroni di Associazioni e nonostante qualunque parere contrario."

Dato a Roma, presso S. Pietro, sotto l’Anello del  Pescatore, il 12 gennaio 1951 - anno dodicesimo del nostro pontificato Pio XII.

 

 


San Gabriele Arcangelo

San Gabriele Arcangelo (di Francesco Mochi).



Annunciazione

L'Annunciazione (di Francesco Mochi).


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